Estratto dalla Cucina Regionale del Corriere della Sera.
Terra bellissima e austera, affacciata sul mare e attraversata da
rilievi montuosi e verdi pascoli, l'Abruzzo è una regione caratterizzata da una gastronomia semplice e genuina, saldamente legata alla
tradizione.
Il profilo storico e quello sociale giustificano una cucina
sostanzialmente povera, in gran parte legata ad abitudini pastorali e in
cui la frugalità quotidiana, fino a un recente passato, era interrotta
solo in occasioni straordinarie come matrimoni e festività religiose.
Simili ricorrenze si trasformavano spesso in veri e propri eccessi di
abbondanza, durante i quali si imbandiva la panarda, un banchetto
ricchissimo e dispendioso, costituito da trenta o più portate, che
accanto al repertorio delle specialità locali prevedeva una serie di
cibi fissi come il brodo di gallina o vitello, i maccheroni con il ragù
di carne di pecora e le fave lessate.
Rinomati e conosciuti in tutta Italia, i maccheroni alla chitarra sono
la specialità abruzzese per eccellenza. Quasi ogni regione conosce
metodi e attrezzi diversi per la preparazione del piatto, dai torchi, ai
pettini, ai coltelli. Niente equivale però alla ricetta abruzzese che
prevede l’impiego di un telaietto di legno rettangolare, sul quale sono
tirati dei fili metallici più o meno ravvicinati secondo che si
intendano preparare spaghetti oppure fettuccine. La pasta, stesa in
sfoglie sottili, viene tagliata a fogli di dimensioni inferiori a quella
del telaio e posta sullo stesso; premendo con il matterello, lo strato
di pasta cade diviso dai fili metallici in fettuccine sottili, di forma
quadrangolare e a spigoli vivi. I maccheroni alla chitarra confezionati
in questo modo e conditi con il ragù di agnello – che insieme a quella
di maiale è la carne più consumata nella regione – rappresentano uno dei
piatti che meglio esemplificano la cucina abruzzese. Per la buona
riuscita del ragù, la carne tagliata a pezzi dovrebbe essere cotta a
lungo nel catturo, il tradizionale paiolo di rame, insieme a cipolla,
erbe aromatiche e “diavolillo”, il peperoncino piccante. In
Abruzzo, la forte tradizione pastorale – celebrata anche in una poesia
di Gabriele D’Annunzio – è ancora molto sentita, soprattutto
nell’entroterra dove la cucina prevede un largo impiego di carni ovine.
Ne è esempio l’agnello cacio e uova, simile a una fricassea insaporita
dal cacio. A differenza del resto
d’Italia, dove la fricassea è preparata generalmente con le sole uova,
l’abbinamento uova-formaggio sembra ricordare la carbonara, la gustosa
salsa romana usata per condire gli spaghetti.
In Abruzzo, dove la qualità della pasta è ottima, oltre a quella tirata
con il matterello, come i già citati maccheroni alla chitarra, sono
molto diffuse le crespelle, ossia la versione italiana delle crêpes
francesi. Nel ricettario non mancano pasticci e timballi a base di
“scrippelle”, tra cui le scrippelle ’mbusse, piccole crespelle cosparse
di formaggio grattugiato, arrotolate e servite in brodo, e le fregnacce,
crespelle farcite con carne, formaggio e gratinate con salsa di carne.
Rispetto a quella dell’entroterra, la gastronomia costiera abruzzese è più colorita, meno austera, più frivola e veloce. Le sue preparazioni rientrano nell’ambito della tradizione culinaria marinara, con alcune caratterizzazioni: il pomodoro è poco usato, mentre il peperoncino trova più che altrove un largo impiego, specie nelle preparazioni in umido.
Rispetto a quella dell’entroterra, la gastronomia costiera abruzzese è più colorita, meno austera, più frivola e veloce. Le sue preparazioni rientrano nell’ambito della tradizione culinaria marinara, con alcune caratterizzazioni: il pomodoro è poco usato, mentre il peperoncino trova più che altrove un largo impiego, specie nelle preparazioni in umido.
PRIMI PIATTI
SECONDI PIATTI
DOLCI
VINI
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